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La sfida impossibile dell’armonicista vogherese: nella sua categoria hanno vinto i Rolling Stones
di FILIBERTO MAYDA
VOGHERA. «Il mio Grammy personale l’ho vinto quando ho incontrato Guy Davis. E complimenti ai Rolling Stones». Che il prestigioso riconoscimento per il miglior album blues del 2017 lo sia andato al più famoso dei gruppi rock, non è una notizia. Fabrizio Poggi, armonicista vogherese, uno dei pochi, se non l’unico, ad essere riconosciuto, scelto ed apprezzato negli States, ha davvero già vinto.
L’album “Sonny & Brownie’s last Train”, uno dei cinque cd arrivati in finale ai Grammy Awards 2018, è già un pezzo di storia. E questo perché a suonarlo c’era anche un italiano, un vogherese partito da lontanissimo per arrivare a questo punto, partito dal lavoro in fabbrica, dai primi tentativi di suonare il blues in una zona dove si andava di liscio e rock, e che poi si è lanciato, lui e la sua magica armonica, nell’avventura d’oltreoceano. Arrivare tra i cinque album finalisti è stata una soddisfazione enorme per Poggi, giunta alla fine di una stagione eccezionale, portanto la sua musica in giro per il mondo.
L’album che ha sfidato i Rolling Stones è un’intensa session di blues acustico, registrata dal vivo in uno studio milanese per meglio catturare l’essenza dell’affinità musicale che lega i due bluesmen, cresciuta e maturata nel corso di anni di esibizioni e registrazioni insieme. A ispirare il disco il duo afroamericano di Sonny Terry e Brownie McGhee , due giganti il cui lavoro agli occhi di Davis e Poggi non può essere superato, e men che meno perfezionato. “Sonny & Brownie’s Last Train”, prodotto da Poggi stesso, non è quindi inteso come un tentativo di competizione, ma come un omaggio, una sorta di lettera d’amore di un chitarrista e un armonicista che stanno segnando i nostri tempi ai loro modelli del passato.
Chiaccherando con lui al telefono, oltre un mese fa, quando si seppe
della candidatura ai Grammy, Fabrizio Poggi disse: «Vedremo come va. Ma già esserci è stato un incredibile sogno realizzato. Un successo, mi permetta, che dedico a tutti i musicisti, un insegnamento che lascio ai giovani che sperano, nel loro genere, di diventare credibili».
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